23 Maggio 2010
Napoli ci appare come una condizione emblematica della post modernità, un miscuglio inestricabile di ascese e di cadute, con tante trasversalità che l’attraversano da tutte le parti; da un lato, luogo della gloria e dall’altro, luogo del martirio, in una trama che non ha mai confini netti, bensì contaminazioni che richiedono una verifica dei poteri del pensiero critico e delle sue capacità analitiche, messe a dura prova dall’attraversamento di luci e ombre in una reciprocità e velocità da sembrare un video musicale, mentre è realtà, in carne e ossa, pelle e pellicola. Quella che ho provato a descrivere, attraverso alcune personalità a me care, è una stagione di grande cultura, produttività ed economia che ha fatto di Napoli, non più solo la città dolorosa di Anna Maria Ortese o l’evanescente del folclore dei vicoli, ma un crocevia mondiale a specchio con New York, Parigi e le grandi metropoli del mondo, attraverso la vita e la poetica di singolari personaggi che hanno segnato un’epoca, imponendo uno stile che ha affermato una concezione di vita. Pelle & Pellicola significa verificare la forza straordinaria di un fronte dell’intelligenza e del lavoro, coniugato con l’arte e la tecnologia, in sintonia con una categoria post- moderna per eccellenza che è l’arte, che sono gli artisti, forti e inguaribili assertori di una unione sacra tra teoria e prassi, tra concettualità e tecnica, continui fondatori e rifondatori della loro genealogia di nomadi ed erranti, vocati a dare luce ai grandi spazi e ai segreti luoghi della vita; con essi si devono misurare sociologi e urbanisti, architetti e paesaggisti, per fare in modo che il nostro destino non sia quello dei tristi custodi di un passato grande di cui s’è persa la chiave, ma di protagonisti pronti a segnare il proprio passaggio, con forme durature di monumenti del nostro tempo. Come sempre si confrontano i laudatores temporis acti e i catastrofisti, ma noi possiamo aspirare al più alto dei destini, quello di contribuire alla trasformazione molecolare di noi stessi e della realtà circostante, senza lasciarci esaltare dai successi e senza farci atterrire dai degradi: hic rodus, hic salta.