Roma, 25 Lug. (askanews) -“La Pop art? Ha il merito di aver democratizzato l’arte rendendola fruibile anche per le nuove generazioni”. Non ha dubbi il professor Pasquale Lettieri, critico d’arte e ordinario presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli, che è stato fra i protagonisti di un dibattito sul tema svoltosi a Erice in Sicilia: “I giovani -spiega Lettieri- hanno una sorta di chiusura verso quelle particolari sofisticazioni filosofiche che a volte l’arte contemporanea vuole proporre. Esporre, tanto per fare un esempio, un orinatoio, come ha fatto Duchamp, potrebbe sembrare un messaggio semplice e immediato. Ma non è così, perché nasconde un pensiero che i ragazzi di oggi rifuggono, preferendo di gran lunga opere che rappresentano gli oggetti dei consumi massa”.
Ciò che non è complesso dunque attrae, un mantra questo particolarmente caro al professor Lettieri: “Il linguaggio artistico di Andy Warhol o, per guardare a casa nostra, di Mario Schifano, è per i nostri ragazzi immediatamente intuibile. I Blue jeans, i Rayban, il Fast food e persino la Musica pop sono di uso comune e fanno parte, a cominciare dagli anni Ottanta, della nostra cultura e durano nel tempo. Oggetti riconoscibili che conferiscono alla Pop art un potere universale. I giovani non hanno bisogno di particolari interpretazioni per entrarci in contatto e per coltivare quel sogno americano, di cui Warhol è stato interprete, il sogno del brutto anatroccolo che diventa, con il suo talento, una star di carattere internazionale”.
La Pop art dunque come chiave d’accesso verso il mondo artistico: “Non c’è dubbio -chiosa il professor Lettieri. Se non ci fosse, molti giovani difficilmente si interesserebbero a quello che il mondo delle arti figurative offre. E invece, dopo aver, diciamo così, ammirato le opere di Warhol o di Schifano, molti ragazzi approfondiscono la materia e iniziano a occuparsi anche di altro. Per questo, sono sempre più convinto che la Pop art abbia avuto l’innegabile merito di democratizzare l’arte e di renderla accessibile a tutti. Lo vedo dal mio osservatorio particolare e penso che questo sia motivo di crescita per tutti. La cultura, in qualsiasi forma essa si esprime, rende le nostre comunità più forti e più civili. E di questi tempi si tratta di un qualcosa davvero speciale”.
Fonte: IlTempo.it
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