• San Gregorio Art Gallery – Elio Cassarà in mostra

    On: 24 Agosto 2018
    In: News
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    Elio Cassarà

    Poetico e pittorico

    Un rosario che si snocciola con emozione ed esercizio rituale di contemplazione e di memoria, nel tragitto di un tempo breve per l’attraversamento delle ere e delle epoche, ma lungo quanto un’esistenza, dall’incedere dello zenith alle prime ombre del crepuscolo della vita di un individuo, di una generazione. Accade negli anni ottanta l’incipit che dura fino ad oggi, in una pendolarità ideale e reale, che non lascia fuori nessun attimo, per caso, ma li associa ad una coniugazione al futuro che comprende l’hic et nunc di questo presente. La mostra “Informale poetico” di Elio Cassarà, si specchia nell’animo eterno dell’Ulisse endemico che vive con noi, attorno a noi, che solo pochi si incaricano di interpretare, lasciando gli stretti vicoli dove non entra mai il sole a Palermo, neri come i colori eterni dell’antro dell’Etna. Fugge Elio ed elegge i suoi compagni visionari e maestri di dubbio, Turcato, Corpora e Foucault dagli spessi occhiali, stringendosi d’intesa con Vedova e Sanfilippo, Afro dalle pose maculate, mentre ribolle in lui tutta una trama alchimista, barocca, romantica, lunga fino all’America dell’action painting e all’Oriente del tachisme, più di ora, tempo eterno del mondo. Ma, per un Oriente ritrovato, subito una New York, dove si sono nutriti, Adolph Gottlieb e Mark Rothko. Quella di Cassarà non è una pittura banalmente naturalistica ma si tratta di uno studio sulla forma che in qualche modo recupera una visione “biologica”, “floreale” e “zoomorfa” riferita più che alle sembianze da imitare ai processi formativi della natura stessa, al suo dinamismo vitale, alla crescita degli organismi viventi, agli spazi di ambienti naturali visti da vicino. Si coglie la lezione delle avanguardie storiche che rompendo con il realismo e il naturalismo invertono il ruolo della natura e del linguaggio trasformando l’arte – come ben specificava Filiberto Menna – da una ricerca sul linguaggio della natura ad una sulla natura del linguaggio. La percezione dello spazio e del tempo proposta dal Cubismo di Picasso e dal Futurismo di Boccioni sono state agli inizi del secolo scorso una messa in discussione dello spazio euclideo e del tempo newtoniano a favore di uno spazio antiprospettico con più punti di vista e un tempo relativo legato al movimento e all’accelerazione. La visione di Cassarà è il risultato di un progressivo allontanamento da una realtà presunta oggettiva, assoluta, uguale per tutti, che ha visto sviluppi sempre più radicali di una modernità estrema. Se la ricerca astratta e informale, geometrizzante e materico- gestuale, ha negato totalmente la rappresentazione e l’interpretazione del vero, un certo informale italiano ha privilegiato una strada più poetica, che ha avuto nello storico dell’arte bolognese Francesco Arcangeli uno dei maggiori teorici e sostenitori. Questa pittura che mantiene viva una espressività appartenente all’arte che non rinuncia all’emozione, sia che si tratti del primitivismo di Giotto, dell’umanesimo di Piero della Francesca, del romanticismo di Turner, del cubismo di Picasso, del neoplasticismo di Mondrian o dell’action painting di Pollock. Cassarà si pone su questa linea di sviluppo dell’arte, che sperimenta nuove forme ma con un atteggiamento non di rottura. Non c’è dialettica fra il passato e il presente ma una continuità, che avvicina gli artisti di ieri con quelli di oggi, capaci sempre di interiorizzare la conoscenza attraverso una percezione, che affina i sensi e la sensibilità. Le immagini sono sempre attraversate da solchi metamorfici, di una natura evolutiva in cui si contaminano il colore e i sogni, in un modo a volte lineare e adesivo, a volte complicato e intrusivo, con un quid visionario che traspare sempre, come in un diario in pubblico, da cui sembra stagliarsi il profilo di Ezra Pound dei Pisan Cantos scritti in una gabbia, “grande” come una gogna. Nel suo viaggio alla ricerca di sé, si è accresciuto il fantasma della mente, che prima scriveva piccoli appunti da taccuino, da sacca del viandante, poi è passato a misure cattedrali, ad una architettura dipinta dove sono rappresentate immagini informi e memorie di sogni. Il tutto è come un codice personale a chiave, che ha bisogno di una ermeneutica, capace di resistere alle tante seduzioni della somiglianza e non lasciarsi scacciare dalle durezze e dalle stranietà babeliche. E Venezia c’è sempre, con le sue sfumature evanescenti, come una protettrice discreta, che si defila, appare e non appare, suggerisce e rassicura, senza essere mai paesaggio o maschera, ma linguaggio sottile, che ha imparato dal mondo, tanto quanto, ha insegnato al mondo, entrando nella post modernità, dopo avere saltato la modernità, a piè pari. Tutto è attuale, in questa disseminata distesa presentata dal corpus di Cassarà, in più di venti opere dove si può trovare tutto, a patto di saper vedere, di trovare uno spirito di contemplazione, senza appiattirsi nel delirio dalla tautologia, dove tutto quello che c’è è lì di fronte a te, mentre dell’altro c’è, sempre, un quid, una trasparenza, il richiamo di una vecchia parete, scaglie di sole e di mare, di cui Elio è maestro e noi una semplice margherita.

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  • La Natura nell’arte nella Rassegna “In mostra col Maestro” a Bellaria Igea Marina

    On: 19 Luglio 2018
    In: Eventi, News
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    Pasquale Lettieri ospite d’eccezione all’inaugurazione ufficiale della Rassegna

     

    Inaugurazione ufficiale lunedì 6 agosto alle ore 21 per la Rassegna di pittura “In mostra col Maestro” che già da giorni sta attirando curiosi ed esperti di arte nel raffinato spazio espositivo di via Paolo Guidi 42 a Bellaria Igea Marina. Un appuntamento ormai imperdibile, organizzato dal Circolo culturale Angeli Scalzi Cultura e Vita, che ha visto decine di villeggianti affollarsi per ammirare i quadri di 10 artisti contemporanei a fare da degna cornice ad un grande Maestro della pittura. Dopo Botero e Soffici sarà la volta dell’immenso Giorgio De Chirico.

    Il tema della mostra è richiamato come sempre da un celebre aforisma: “Felicità è trovarsi con la natura, vederla, parlarle” di Lev Tolstoj. Un modo per introdurre i quadri esposti che hanno appunto come tema dominante la natura in tutte le sue sfaccettature

    Ospite d’eccezione il critico d’arte e professore Pasquale Lettieri, reduce proprio, tra le tante a cui presenzia, da una mostra sul grande De Chirico e che saprà affascinare i presenti con le sue riflessioni sul famoso Maestro e sull’arte contemporanea.

    Accanto a lui la pittrice Lara Sarzola, che in queste serate dedicate all’arte ha sempre accompagnato  i presenti con grazia e preparazione culturale attraverso il percorso artistico dei vari autori.  Questa volta saranno presenti opere di Angelo Bartolini, Marco Zamagni, Richard Togo Durando, Athos Faccincani, Domenico Cancelli e della stessa Lara Sarzola.

    La mostra chiuderà il 16 agosto per lasciare spazio agli altri eventi in programma per la Rassegna.

    La Rassegna “In mostra col Maestro” si propone infatti di offrire visibilità a 10 artisti contemporanei, molti dei quali romagnoli, che avranno l’occasione di valorizzare i propri quadri accanto a un mostro sacro della storia dell’arte nelle 8 mostre a Tema e nelle Personali previste in calendario dal 6 Luglio al 7 Settembre.

     “Angeli Scalzi Cultura e Vita” non è nuovo a queste performance e ha al suo attivo numerosi altri eventi in cui l’obiettivo è sempre quello di far conoscere giovani artisti in ogni ambito e di promuovere la Cultura in ogni suo aspetto, manifestando una rinnovata e purtroppo sempre più rara propensione al mecenatismo.

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  • Gaeta: Mostra di Franco Miele

    On: 15 Giugno 2018
    In: Mostre
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    Figure delle origini, figure dell’altrove 

    Mostra di Franco Miele con la partecipazione di Salvatore Bartolomeo

    Sabato 16 giugno 2018 alle ore 18 la Pinacoteca comunale di Gaeta presenta una mostra retrospettiva di Franco Miele (Formia 1924-Roma 1983) con l’esposizione di una quarantina di opere del maestro formiano gentilmente concesse dai figli Andrea e Elena. Nell’ambito della mostra, Salvatore Bartolomeo, pittore e concittadino di Franco, espone alcuni suoi dipinti eseguiti con modalità tecniche e sensibilità tendenti all’astrazione che tuttavia, a ben guardare, aprono una possibilità di dialogo con  quelli di Franco, quasi a testimoniare l’amicizia che legò l’allora giovanissimo Salvatore al già affermato Franco.

    Franco Miele è stato un poliedrico protagonista del dibattito artistico italiano del secondo dopoguerra del Novecento come giornalista, scrittore, docente, critico d’Arte e pittore con numerose partecipazioni alle più importanti collettive nazionali del tempo, come la Biennale di Venezia, La Triennale di Milano e la Quadriennale di Roma, inserito tra i grandi artisti dell’area romana.

    E’ nota la sua posizione critica a sostegno dell’Arte figurativa che evidenzia con articoli sui giornali e pubblicazioni sull’Arte, tra cui “Introduzione all’Arte moderna” e “La polemica sull’astrattismo” del 1958, ”L’Avanguardia tradita” del 1973.

    Nella qualità di docente di Accademia si è sempre battuto per l’incremento delle ore da dedicare alle discipline artistiche nelle scuole primarie e secondarie per arricchire il livello culturale dei giovani.

    Negli ultimi periodi di attività si è interessato dell’Arte russa e spagnola.

    Nel  trentacinquesimo anniversario della morte i due figli hanno voluto donare alla Pinacoteca Comunale di Gaeta due opere del papà facendo così nascere l’occasione di questa mostra che oltre a inserirsi perfettamente nella linea di ricerca della Pinacoteca sull’Arte nel territorio del Golfo , onora un gesto che lancia un forte segnale di collaborazione tra Formia e Gaeta, due città che a partire dalle attività culturali e turistiche dovrebbero procedere unite e con una programmazione coordinata a tutto vantaggio delle rispettive comunità.

    Interverranno  al Vernissage il prof. Marcello Carlino e del prof. Pasquale Lettieri che illustrerà una ricostruzione dell’attività di Franco Miele soprattutto  come critico e storico dell’arte.

    La mostra resterà aperta secondo gli orari della Pinacoteca fino al 15 luglio 2018 salvo proroghe.

     

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  • Galleria Nea: “Trasparenza e colore” dedicata alle opere di Emblema

    On: 4 Giugno 2018
    In: Mostre, News
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    Giovedì 4, alle ore 19.00, si inaugura presso la Nea (Via Costantinopoli 53 – piazza Bellini 59) la mostra Trasparenza e colore, dedicata a Salvatore Emblema, protagonista della corrente denominata Spazialismo.

    L’esposizione, a cura di Pasquale Lettieri, riaccende l’interesse sul pittore di Terzigno, scomparso nel 2006 a 77 anni. “La vera pittura è nella Natura” diceva Emblema; per essere la realtà stessa creazione e composizione. L’itinerario artistico di Emblema inizia nel 1948, con una serie di composizioni costruite con foglie essiccate, pietre e minerali raccolti alle falde del Vesuvio. Dopo un breve e incompleto corso presso l’Istituto Statale d’Arte di Napoli, si reca a Roma e entra in contatto con Carlo Levi e Ugo Moretti. Nel 1956 realizza la sua prima personale alla Galleria San Marco e comincia a sperimentare l’uso delle tele di sacco per le sue opere.Il mondo del cinema e della moda si interessano alla sua attività: collabora con Fellini e disegna modelli e stoffe per Schubert. Si trasferisce negli Stati Uniti, dove frequenta gli studi di Pollock e Rothko. 

    Tornato in Italiastabilisce una feconda relazione con il critico Giulio Carlo Argan che diventerà suo esegeta e promotore e gli presenterà Lucio Fontana. Questo incontro porta Emblema a riflettere sui temi dello spazio e della materia che fa da supporto alla creazione pittorica.

    Nascono tele di sacco nelle quali, sottraendo alcuni fili della tessitura, si intravede dietro di esse: “Non è più solo superficie e forma – chiariva l’artista – ma volume che esce dalla bidimensionalità e collabora con la luce. È come l’omerica Penelope – continuava – che trova la sua via di salvezza nello sfilare e disfare il già compiuto per restare fedele all’Odissea della pittura”.

    Frase aforistica che rispecchia la suggestione di una pittura modulare che fu coerenza di vita. Nel 1972 rifiuta la cattedra di pittura offerta dall’Accademia di Belle Arti di Catanzaro; riceve una consacrazione definitiva presso la Biennale di Venezia. Seguiranno importanti riconoscimenti presso il Metropolitan Museum di New York, gli Uffizi di Firenze, il Palazzo Reale di Napoli.

     

    Fonte: Repubblica.it

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  • Giovanna Benzi: ”Non solo nuvole”

    On: 11 Aprile 2018
    In: Mostre, News
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    Dopo la mostra monumentale del maestro Ugo Nespolo, un altro importante evento impreziosisce gli immacolati saloni del Palazzo Clerici a Cuggiono, in esposizione circa quaranta tele che ci introducono alla complessità espressiva della pittrice Giovanna Benzi, con la sua personale dal titolo “Non solo nuvole”.

    Pablo Picasso diceva “Anche una rosa se ben dipinta può essere rivoluzionaria”.  E io mi chiedo: “E se fossero nuvole”? La risposta ce la dà l’artista di origini milanesi Giovanna Benzi, che ha fatto delle nuvole il motivo unico della sua rappresentazione pittorica. Opere concettuali o iperreali? Io direi poesia di amore e libertà. Ed ha creato con esse un rapporto empatico, di interscambio sentimentale, rivoluzionario nella sua essenzialità. Una rivoluzione, intesa come accelerazione del tempo, dei cambiamenti, non solo del senso comune, ma anche delle consapevolezze individuali e sociali, continua e ineguagliabilmente complessa, dei linguaggi verbali, immaginari  e multimediali, che sempre più somiglia ad un caleidoscopio, dove tutto riesce ed incastrarsi col tutto, costituendo un universo di segnali e di segni, che poi finiscono per avere un codice qualsiasi, che rivoluzioni, anche solo per un attimo, il nostro comune senso della percezione, oppure costituisce un nuovo modo di sentire, senza più ritorno, separando nettamente, un prima da un dopo. Queste le nuvole che sono sotto i nostri occhi, metafora e speculum dell’esistenza umana, esse lambiscono  i nostri sensi, con tanta soffice delicatezza, così diversa dalle violenze a cui siamo antropologicamente abituati, che rischiano di passare inavvertite, mentre sconvolgono e continuano a sconvolgere i più consolidati parametri, su cui si fondano i nostri paradigmi conoscitivi, quelli che ci permettono di mettere in questione noi stessi e il mondo, l’infinitamente piccolo e invisibile, che si conferma come la fonte più sicura delle informazioni che riguardano noi tutti e l’universo che sta sotto gli atomi, fino ad ipotizzare che in questa direzione potremo scoprire l’origine stessa dell’universo e già parliamo di una prossima conoscenza dei cosiddetti mattoni di Dio, mentre l’infinitamente grande e  altrettanto invisibile, si mostra sempre più come il distendersi vettoriale verso il sistema solare e verso le mete intergalattiche, ipotizzando cronologie dell’ordine di miliardi di anni luce e velocità che superino quella della luce. Ammirare le opere della Benzi, per noi significa capire che siamo come le nuvole, pronti a trasformarci continuamente, anche in senso fisico, vista la capacità chimica (e oggi diremo anche clinica) di intervenire sulla forma, attenuandone o modificandone la morfologia e variare al variare del tempo, adattando le nostre caratteristiche culturali, morali ed etiche in modo da non essere travolti dalla corrente continua degli eventi, delle progettualità e delle derive e seguire le trasformazioni, in modo da esser sempre in sintonia, in sincronia, il che vuol dire anche in critica e in dissenso, con quello che accade, nel reale e nel virtuale, per non essere preda di teorie superate, di linguaggi mitizzati, di retoriche rituali, tutte quelle cose che in passato hanno presieduto alla nascita, alla crescita, al declino e alla morte delle civilizzazioni e delle civiltà.

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    Escluse le posizioni  di apocalitticiintegrati, che appartengono a due estremismi dogmatici, che non riescono a leggere le conservazioni e le trasformazioni, come insuperabili molecolarità della vita materiale e delle sue proiezioni culturali, in continua interazione tra il reale e il virtuale e viceversa, i primi destinati ad essere spazzati via dalla storia, i secondi  impastati tra infrarossi e ultravioletti, tutte le altre posizioni, sono accettabili e direi necessarie, per coltivare le memorie del passato e farle diventare energie della vita, ricordando che tutti gli innovatori, anche quelli oggi santificati, sono stati o pazzi o eretici e spesso le due cose insieme. Le nuvole della Benzi sanno stare insieme, si impalmano, si fondono, si corteggiano, si adagiano al cielo come nel Pantheon. Pantheon in religione, come luogo della reciproca riconoscibilità in cui si può stare gli uni accanto agli altri, senza infastidirsi reciprocamente, senza considerare la diversità come un difetto, anzi considerandola come un plus, quasi una perfezione. Un luogo sintesi di tutti i luoghi, dove non è necessario avere padrini, ma basta esserci, occupando il proprio posto e rispettando quello degli altri, anzi facendosene garante.

    Giovanna Benzi dipinge il sublime, erede, nel suo grande contenitore indicibile ed ineffabile, delle misure della bellezza, della libertà espressionistica, dell’emozione, della gestualità, del nomadismo, della sperimentazione, della teatralità della scena, del segreto di un laboratorio sapienziale e facturale, del grande teatro che è sopra di noi e della sua immensa volta celeste, conturbante aura fantastica e cappa insostenibile, caratterizzata, rizomaticamente ed atmosfericamente dalle nuvole.

    Esse si configurano come un grande contenitore, informe, elastico, pronto ad assumere la forma di tutto quello che contiene dentro, cambiando di continuo il loro modo di apparire, la loro transeunte morfologia, fatta di tutte le imperfezioni e le titubanze che vengono a scontrarsi, quando tutto è stasi e sembra movimento, quando tutto è movimento e sembra stasi.

     

    Pasquale Lettieri

     

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  • Mostra DeChirico (CZ)

    On: 20 Marzo 2018
    In: Eventi, News
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    “Enigma dell’Infinito”: Le opere di Giorgio De Chirico in vetrina a San Pietro a Maida.

    Circa trenta opere tra i lavori di uno degli artisti più rappresentativi della storia dell’arte del XX secolo, saranno esposte a San Pietro a Maida, dal 24 marzo al 31 marzo 2018.
    L’iniziativa dalla considerevole valenza culturale, porta la firma di Pasquale Lettieri, Ermenegildo Frioni e Marcello Palminteri, autorevoli curatori d’arte che hanno organizzato mostre e rassegne culturali di rilevanza nazionale ed internazionale.
    La manifestazione, patrocinata dal MIBACT e dalla Regione Calabria, é organizzata dalla FriArte di Roma, in collaborazione con l’Amministrazione comunale di San Pietro a Maida, guidata dal sindaco Pietro Putame, con il prezioso contributo del Direttore del Marte Pietro Gullo.
    La location dell’evento ha ispirato gli ideatori del progetto scientifico nonché curatori della mostra, Pasquale Lettieri, Ermenegildo Frioni e Marcello Palminteri a intitolarla “Enigma dell’Infinito”, una tensione estetica fondamentale nella ricerca di un artista geniale: il più moderno, il più vivo tra gli artisti della propria generazione, il più ricco di intuito e di preveggenza, come documentano le opere esposte nella mostra di San Pietro a Maida, corredata da un elegante catalogo in italiano ed inglese.
    In occasione dell’inaugurazione, in programma per le ore 17.00 del 24 marzo 2018, interverranno, oltre ai curatori, il sindaco di San Pietro a Maida Pietro Putame e il direttore dell’Accademia di Belle Arti Fidia di Vibo Valentia Michele Licata. È prevista una performance del cantautore Paco Ruggiero, mentre la stilista Renè Bruzzese esporrà abiti ispirati alle opere di De Chirico.
    “La solitudine dell’uomo – scrive Pasquale Lettieri nel prezioso catalogo che fa da pendant alla mostra – ha trovato in De Chirico un altissimo e modernissimo poeta di intensità leopardiana. Che questo comporti, da parte del Maestro una condanna quasi totale dell’arte contemporanea non deve trarre in inganno circa la vitalità della sua presenza e della sua partecipazione alla sensibilità del tempo in cui esistiamo. Già Degas aveva detto che “Bisogna scoraggiare le arti”, e ciò non è mai stato motivo di scandalo. De Chirico semplicemente ha compreso, con enorme anticipo sui pittori della sua generazione (e questo a livello mondiale, non semplicemente nazionale), che una pittura nuova non potrà mai consistere in una novità di formule o di trouvailes, per il semplice motivo che la pittura stessa è una trouvaille. Quel che conta sul serio è la verità che vi è insita, una verità che può essere ricercata nel “mistero” metafisico come nella “bella materia” della “pittura antica”. Le visite culturali e didattiche saranno curate dal Museo Marte.
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  • Vittorio Mantovani presenta il suo libro, Angeli Scalzi

    On: 15 Novembre 2017
    In: Eventi, News
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    Mantovani nelle sue poesie coglie l’attimo fuggente e le tragedie dell’io, che avvengono mentre la sua penna riga un foglio e la sua tastiera batte una b oppure una a, oltre la soglia della percezione psicologica, in un vero schiacciamento, che è dovuto all’eccesso di immagini, di suoni, di eventi, che hanno cancellato la nozione di silenzio e di luce e quindi anche quella di rumore e di tenebre, tanto, tutto è diventato endemico, e il concetto di norma non esiste più, se non nei vocabolari etimologici, perché in effetti tutto è sconfinato, oltre il segno della bellezza, che è sempre un confine, determinando la non tracciabilità del sublime, che è automatismo e alterità. Mantovani sorprende le capacità nomenclari della parola, come accidente strutturale e significativo, che dello stesso linguaggio come griglia a priori, soggetta a mutazioni per crescita e decrescita, in un farsi e in un disfarsi, continuo, che è fisiologico, ma che oggi comincia ad apparire come palesemente inadeguato. E se questo è vero, in termini epistemologici ed ermeneutici vuol dire che questo aspetto del linguaggio di Mantovani, nella sua varietà denotativa e connotativa, che comprende la verbalità e la scritturalità, l’inventività e la sperimentalià e tutte le crescenze dovute all’universo aperto delle medialità, materiali e immateriali, se non affrontato nella sua multilateralità e in una frequentazione continua, che ne permetta l’accompagnamento in tutte le sue fasi riformistiche e rivoluzionarie, sia nelle evoluzioni pacifiche, che negli smottamenti improvvisi, rischia di diventare il problema dei problemi, perché mette in dubbio ogni fondamento della realtà e non in via idealistica, per induzione nel pensiero filosofico, quanto per caduta nell’alienazione, che è un eccesso di materialità, di consumo, di accumulo, di scorie e di cose che non devono durare più dell’attimo mentale, perché così vuole il capitalismo planetario, votato a produrre, produrre, senza sosta. Nelle poesie di Vittorio Mantovani ritroviamo il sublime, erede, nel suo grande contenitore indicibile ed ineffabile, delle misure della bellezza, della libertà espressionistica, dell’emozione, della gestualità, del nomadismo, della sperimentazione, della teatralità della scena, del segreto di un laboratorio sapienziale e facturale, del grande teatro del mondo e della sua immensa volta celeste, conturbante aura fantastica e cappa insostenibile, che caratterizza, rizomaticamente ed atmosfericamente il nostro tempo. Una poesia che si configura come un grande contenitore, informe, elastico, pronto ad assumere la forma di tutto quello che contiene dentro, cambiando di continuo il suo modo di apparire, la sua transeunte morfologia, fatta di tutte le imperfezioni e le titubanze che vengono a scontrarsi, quando tutto è stasi e sembra movimento, quando tutto è movimento e sembra stasi.

    Nei suoi versi tutto si svolge nel segno dell’imprevedibile, che cambia continuamente i linguaggi e il rapporto tra di loro. Gli eventi concreti, tangibili, un tramonto, il mare, una confessione, un fiore, uno sguardo, una sensazione, non sempre riescono ad avere una corrispondenza con quelli immaginari e con quelli verbali, perché hanno ritmi diversi. Quasi concetti utopistici, che non corrispondono a niente, oltre la fisica dei materiali o, specularmente, sperimentali, che necessariamente sono privi di nomenclatura, in quanto, imprevedibili, originali.

    Nella raccolta “Angeli scalzi” è contenuto tutto, anche la bellezza, come pura potenzialità, che si articola in molte stilistiche e  tipologie, che hanno in comune la forza debordante della ricerca, come dato della disseminazione, come effetto collaterale della smisuratezza, che richiede, di volta in volta, la concretezza dell’attualità, altrimenti resta confinata nel nulla.

    Nei momenti di accelerazione dei versi (che rappresentano la regola della modernità), tutto viene travolto, dalla continua mutazione, terminologica, iconica, formale, in una concezione sperimentale che non si può mai annullare, neanche nei momenti di ritorno all’ordine, di nuova linfa della tradizione e della concettualità, perché c’è una asistematicità, una fibrillazione, che in Mantovani è psicologia della fantasia e dei luoghi comuni, contaminazione tra individualità e agglomerazione di stati di memoria, di vita vissuta e di desideri, proiettati in ogni manifestazione non utilitaristica del sé.

    Si determinano, così, tanti e tanti, percorsi personali, costruiti sul pontile della libertà e della ricerca, nell’area di una centralità culturale, spirituale, che deve presiedere alla creazione della singolarità, dello spessore in cui ognuno misura se stesso, nell’invisibile dei segni, dei desideri, delle speranze, delle delusioni e del visibile, che vuole fuggire al nulla, apparire, essere.

    La persistenza della memoria per il poeta, fa da strato, da  comune riferimento, che non è solo linguaggio tecnico, ma un modo di esprimersi, fatto di confluenze e di alchimie, di desideri e di paure, di sogni e di ossessioni, che Vittorio Mantovani porta con sé, come bagaglio reale e virtuale, che mette a disposizione del nuovo e del diverso, combinandosi con le valenze disseminanti e affabulanti, della dimensione babelica del mondo.

     

    Fonte:one-magazine.it

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  • ESTATE DI SAN MARTINO 11 NOVEMBRE

    On: 7 Novembre 2017
    In: Eventi, Mostre
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    Il Circolo Culturale “Angeli Scalzi” presenta L’Estate di San Martino.
    Palazzo Clerici Via San Rocco 51 Cuggiono. Inaugurazione Sabato 11 Novembre 2017 ore 17:00.
    Orari della mostra: Domenica 12 e Lunedì 13 Novembre dalle ore 9:30 alle 19:00
    Interverrá il prof. Pasquale Lettieri critico e storico dell’arte.

    Presentazione Circolo Culturale
    “ (…) Talora sembriamo aver colto tutto.
    La natura, il mondo nelle scivolose mani.
    Eccoli i momenti più desiderati”.

    Da “Mano di bracciante”
    di Vittorio Mantovani

    Omaggio ai Cuggionesi
    Dopo 100 anni torna a Cuggiono
    lo splendido dipinto “La Maddalena”
    della pittrice cuggionese
    Carola De Agostini (1878/1957)

    Personale di Angelo Bartolini
    pittore romagnolo “di terra e di mare”.
    In mostra alcune opere legate
    al tema dell’autunno

     

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  • Ercolano, 53 artisti aprono Villa Campolieto

    On: 6 Novembre 2017
    In: Eventi, News
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    Pittori, fotografi, musicisti, film maker, scrittori, danzatori. Cinquantatré artisti in campo, in un luogo unico al mondo come il Miglio d’Oro con le sue splendide ville, per un evento d’eccezione: è l’ Itinerario d’arte, giunto alla sua seconda tappa. Sabato 5 novembre alle 17.30, a Ercolano, si apriranno (gratis) al pubblico le porte di Villa Campolieto, disegnata da Gioffredo nel 1755 ma completata da Luigi Vanvitelli. Tra gli artisti espongono Antonio Sannino, Marco Monteriso e Giulia Nardone. Installazioni particolari faranno da sfondo alla sfilata in abiti settecenteschi nobiliari creati dall’associazione Favole Seriche.

    I ballerini di “Mr Dancing” chiuderanno la serata prima delle degustazioni tipiche. L’ Itinerario curato da Giovanna D’ Amodio di Arteggiando prevede nello stesso pomeriggio una conferenza con il Vicepresidente dell’ Ordine degli architetti Prof. Lorenzo Capobianco e con i professori Luigi Caramiello, Clementina Gily, Franco Lista e il critico d’arte Pasquale Lettieri. La mostra resterà aperta fino al 13 novembre e sarà visitabile tutti i giorni dalle ore 9.00 alle 13.00, esclusa la domenica. In questi nove giorni, si alterneranno diverse manifestazioni tutte a ingresso libero. Fissate le date dei salotti letterari previsti nelle Scuderie di Villa Favorita (un lato della stessa Campolieto): domenica 6 novembre alle ore 18:00 presentazione del libro “Accade a Napoli” di Guglielmo Moschetti; venerdì 11 novembre alle ore 18:00 sarà la volta del libro “Nostos” di Antonella Del Giudice, scrittrice e conduttrice del “ Salotto culturale di Julie” su JulieNews TV web ed infine sabato 12 novembre alle ore 18:00 Gilda Arpino interpreterà, in abiti pompeiani, alcuni passi scelti da “Il prodigio di Sistro” di Stefania Menduni de Rossi. Il 5 novembre ci sarà l’iscrizione gratuita per chi vorrà partecipare alle “passeggiate fotografiche” a cura dell’associazione “Flegrea Photo”, alla scoperta dei luoghi vesuviani che si concluderà nel gennaio 2017 con una premiazione per la miglior opera fotografica. In collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli è aperto un concorso di cortometraggi per giovani artisti non professionisti, studenti e film maker, che indagheranno sul territorio vesuviano e sulle sue peculiarità. “Itinerari d’arte” è in percorso che intende promuovere sia l’arte contemporanea sia la valorizzare il patrimonio architettonico, testimonianza del passato di questa terra, restituendoli in tal modo alla fruizione dei cittadini, degli studenti e dei turisti.

    L’evento “Itinerari d’arte lungo il miglio d’oro” è organizzato dall’Associazione Arteggiando con l’Ordine degli Architetti P.P.C di Napoli e Provincia Espongono a Villa Campolieto i seguenti pittori, scultori e fotografi: Tony Afeltra, Aurora Baiano, Maddalena Barletta, Enrico Bosi, Luciano Campitelli, Giorgio Carta, Alessandra Casciotti, Maria, Comparone, Michele Licata, Luca Dall’Olio, Antonio d’Amore, Pascal, Rosario De Sarno, Angelina Di Bonito, Mariarosaria Di Marco, Gennaro Di Giovannantonio, Giuseppe Di Guida, Mario Ferrara, Peppe Ferraro, Patrizio Fraternali, Giancarlo Gagliardi, Pietro Gardano, Peppe Gargiulo, Natasha Gillo, Maria Karzi, Enzo Elefante, Ennio Montariello, Marco Monteriso, Enzo Marino, Livio Marino, Angelo Marra, Pamela Elizabeth Mazzu, Giulia Nardone, Laura Negrini, Enzo Palumbo, Massimo Patroni Griffi, Sofia Orabona Dell’Aversana, Rosa Perugino, Anna Poerio, Felix Policastro, Anna Pozzuoli, Monica Presciutti, Luciano Romualdo, Pippo Russo, Raffaele Sammarco, Rolando Sanna, Antonio Sannino, Anna Scopetta, Gaetano Sica, Edoardo Stramacchia, Armando Trenti, Vertechi, Federica Virgili. Nei mesi tra novembre e gennaio 2017 “Itinerari d’Arte” si sposta a Villa Bruni e Villa Macrina, inserendo nei suoi programmi anche concerti a cura dell’“Associazione La Musica dell’ Anima” e incontri didattici sull’ arte contemporanea a cura dell’ arch. Franco Lista e della prof.ssa Clementina Gily. Il progetto ha ottenuto i seguenti patrocini: Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per il Comune e Provincia di Napoli; Città Metropolitana di Napoli; Comune di Portici; Comune di Ercolano; Comune di San Giorgio a Cremano; Comune di Torre del Greco; Accademia di Belle Arti di Napoli; Accademia di Belle Arti di Vibo Valentia; Fondazione Ente Ville Vesuviane; Ordine degli Architetti di Napoli; Fondazione Adastra; N.o.v.a. Italia onlus. La manifestazione ha il Matronato della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee.

     

    Fonte: ilmattino.it

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